Opera novellistica di origine orientale,
diffusasi in Occidente durante il Medioevo. Vi si racconta del figlio di un re,
cui il precettore, il saggio Sinbâd, impone di osservare il silenzio per
sette giorni, avendo letto nelle stelle che diversamente il giovane sarebbe
morto. Il principe non infrange il silenzio nemmeno quando la matrigna,
respinta, lo accusa di fronte al padre di aver tentato di sedurla e questi
decide di condannarlo a morte. Accade così che per sette giorni sette
savi presenti a corte cercano di differire l'esecuzione della pena, narrando
ciascuno una novella avente per argomento i rischi delle decisioni troppo
affrettate e la malvagità delle donne; a queste la matrigna controbatte
con novelle che raccontano di esempi di virtuosità femminile. Passati i
sette giorni, il principe riprende a parlare, dimostrando la sua innocenza e
ottenendo il trono dal padre grazie alla sua saggezza. L'origine della novella
è quasi certamente indiana, sebbene non si possieda alcuna redazione in
sanscrito; la versione più antica è araba (VIII sec.) e da essa
dipendono le traduzioni siriaca, neopersiana, ebraica e spagnola antica. A
quella siriaca si rifà la versione bizantina (la cosiddetta
Syntipas), da cui derivano la traduzione latina e, attraverso questa,
quelle occidentali (
Roman des Sept Sages, 1155 circa, in francese
antico;
Storia dei Sette savi, XIII sec., in italiano).